Baby Gang è di nuovo in carcere dopo la revoca dei domiciliari: da lì ha scritto una lettera all’inviato delle Iene Nicolò De Devitiis.
Da ormai diversi giorni Zaccaria Mouhib, in arte Baby Gang, si trova nel carcere di Busto Arstizio dopo che gli è stata revocata la misura degli arresti domiciliari inizialmente concessa. I giudici hanno preso questa decisione a seguito della pubblicazione, sul profilo Instagram del trapper, di foto in cui impugna una pistola e mette in mostra il braccialetto elettronico.
Baby Gang si è difeso sostenendo che le immagini siano state scattate durante le riprese del videoclip del suo ultimo singolo. Riprese per le quali aveva ricevuto espressa autorizzazione dagli stessi giudici. Il trapper, che ritiene ingiusto ciò che gli sta accadendo, ha iniziato uno sciopero della fame ed ha scritto una lettera all’Inviato delle Iene Nicolò De Devitiis chiedendo il suo aiuto.
La lettera di Baby Gang
“Caro Nic, ho bisogno di te.” – esordisce Baby Gang nella lettera scritta dal carcere di Busto Arsizio, – “Ti scrivo dalla mia cella, immerso nella penombra circondato da quattro mura fradice, dopo che qualche giorno fa sono stato riportato dentro per qualcosa di cui non riesco a capacitarmi.”
“In cella fa freddo, molto freddo, anche se fuori è maggio. Non ho acqua calda e non dormo da giorni. Mi manca il respiro pure nell’ora d’aria. La prigione è un luogo a cui non ti abitui mai.” – prosegue Baby Gang – “Qua dentro ogni giorno è uguale ma ogni volta è diverso, queste stanze sono pervase da umidità e di disperazione. Spesso ti dimentichi persino chi sei e perchè ti trovi dove ti trovi. Ma io no, non dimentico. Per questo ho bisogno di te.”
La “confessione” del rapper
“Ho bisogno che qualcuno mi aiuti ad riaccendere una luce su questa storia. Però prima di continuare devo farti una confessione. Sono colpevole. Colpevole di aver girato un videoclip per il mio nuovo singolo. Colpevole di aver chiesto e ottenuto tutte le autorizzazioni del caso e di averlo girato con un braccialetto elettronico alla caviglia.”
“Colpevole di aver fatto delle foto di scena durante le riprese. Colpevole di aver lasciato gestire i miei account social al mio manager che quelle foto le ha pubblicate. Perchè se questo basta per essere sbattuto in galera non posso fare altro che confessare. Confesso la mia sfiducia nella giustizia. Confesso di non capire più un sistema che toglie la libertà per una banalità simile.”
“Confesso di essere incredulo e incazzato. Vedi Niccolò” – prosegue Baby Gang – “quando sento dire che il successo rende privilegiati mi viene da sorridere. Nel mio caso la notorietà ha scatenato attenzioni morbose e controlli (anche sui profili social) che non ci sarebbero stati nei confronti di una persona qualunque. Soprattutto mi sento ingannato, perchè prima mi hanno dato l’ok a girare quel video e poi mi hanno messo in carcere per averlo fatto pubblicare. Non lo trovi assurdo? Quale artista realizzerebbe un video musicale senza poterlo condividere con il pubblico?“
“Nella mia vita ho commesso molti errori. Ma non questa volta. A spaventarmi non è il carcere, è il sistema .”– scrive ancora – “L’idea di essere marchiato a vita, la sensazione che vogliono impedirmi di splendere. Io non sono un pericolo per la società, ma ho sempre più paura che questa società sia un pericolo per me“.